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Il livello di organizzazione politica dei neofascisti in Italia nel dopoguerra è da tempo bene dimostrato, così come le loro connessioni con l'antifascismo in una fase in cui era fondamentale riacquistare un ruolo politico nella nuova Repubblica. Meno si conosce, tuttavia, che cosa pensassero e progettassero questi "avversari decisi e irriducibili del sistema democratico", come essi stessi si definivano. La stampa neofascista nel periodo 1945-1953 rivela un dibattito vivacissimo su una vasta gamma di temi, dalla critica alla partitocrazia e alla Costituzione del 1948 a proposte di "democrazia corporativa", dall'ostilità al comunismo ai progetti sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese, dalle riflessioni sul processo di integrazione europea all'esaltazione di valori tradizionali e antidemocratici. Un saggio ben scritto e documentato sulla storia delle idee e degli ideali coltivati in seno a una minoranza di italiani rimasti fedeli al fascismo-movimento, pochi, ma agguerriti, nella maggior parte dei casi, non più armati di manganello o di fucile, ma sicuramente armati di una penna e di un forte spirito critico.